mercoledì 30 dicembre 2015

SPECIALE PARIGI 13.11.15 - Lottare sempre per un domani migliore

Foto tratta da CNN
Foto di Non mi sono sentita di scrivere riguardo ai fatti accaduti a Parigi fino ad ora. Forse perché temevo di cadere nella banalità, o, forse, perché so che il mio pensiero è quello di tutti... e che non ci sono parole che lo possano descrivere fino in fondo.
Poi mi sono tornate alla mente le parole che ho sentito qualche tempo fa in televisione:"Una penna, un libro, un bambino, un maestro possono cambiare il mondo". Parole meravigliose pronunciate da Malala, la prima ragazza premio Nobel per la pace a soli 18 anni. Con i suoi discorsi Malala rivendicava il suo diritto all'istruzione, il suo e quello di tante ragazze costrette all'ignoranza da un regime sbagliato. Malala è stata quasi uccisa dagli estremisti per essersi ribellata, ma non si è mai arresa. Ora vive protetta a Londra e continua a lottare per i diritti di tutti. Una penna può salvare il mondo...
La mamma mi ha parlato di un libro di Oriana Fallaci, che mi piacerebbe tanto leggere, anche se lei dice che, forse, è ancora presto. Il libro si intitola La rabbia e l'orgoglio ed è stato scritto dall'autrice subito dopo l'attentato alle Torri Gemelle di New York nel 2001. Anche in quell'occasione i terroristi decisero di far sentire la loro voce in una maniera disumana. Il libro narra le impressioni di Oriana, le sue riflessioni e la sua rabbia per quanto accaduto. Oriana dice :"Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo, un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre."
Ne ho parlato con la mamma e penso che sia vero.
Noi che possiamo esprimere il nostro pensiero e siamo in grado di farlo, perché abbiamo avuto la fortuna di andare a scuola, abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di far sentire la nostra voce. Penso che, forse, la mia voce, per quanto fievole sia, insieme a tante altre, possa formare un'unica grande voce che dica NO al terrorismo, NO alla guerra, NO a chi considera le persone alla stregua degli animali, non conosce il valore della vita, uccide in nome di un Dio che,  secondo me, dall'alto, tenta di aprirgli gli occhi, ma non ci riesce perché sono pieni di odio e accecati dalla sete di vendetta.
E, invece, SÌ alla convivenza pacifica, al confronto, al rispetto reciproco, in ogni parte del mondo.
La guerra porta alla guerra. Chi risponde con le armi alle armi si mette sullo stesso piano di chi ha cominciato, e la storia è senza fine. Dovremmo imitare, e non solo ammirare, uomini come Gandhi e Mandela che hanno combattuto senza violenza, solo col potere della parola e della mente. 
Facciamo sentire le nostre voci. 

Non dimentichiamo quello che è accaduto, anche se il tempo aiuta a dimenticare. Perché ciò che è successo è orribile e al di là di ogni pensiero umano. (S.L., 1aM)

venerdì 18 dicembre 2015

PENSATOIO - Social ma non troppo.

Ai ragazzi di 1aM e 2aM abbiamo chiesto di esprimere un loro punto di vista su questa efficace vignetta. E le risposte sono piuttosto interessanti...

"Secondo me la vignetta sottolinea che tra amici è molto più importante parlarsi di persona piuttosto che attraverso i mezzi tecnologici." (G.Bo.)

"I social network limitano i contatti umani, mentre sarebbe molto meglio comunicare i propri sentimenti guardandosi negli occhi." (Gi.B.)

"È molto meglio parlarsi di persona piuttosto che scrivere attraverso un social. Inoltre un bambino non dovrebbe collegarsi a Instagram o Facebook, perché se non lo usa con criterio potrebbe imbattersi in qualche malintenzionato." (C.D.)

"Ho 12 anni e quasi tutti miei amici hanno tutto quello che è citato nel fumetto, invece io ne sento il bisogno se voglio parlare con qualcuno. Preferisco avere degli amici reali con cui fare ciò che voglio che avere degli amici virtuali su Facebook." (M.N.)

"Beh, mi piacerebbe avere uno smartphone, ma per essere uguale agli altri e per non essere deriso, però preferirei mettere da parte i soldi per comprarmi la chitarra elettrica." (S.S.)

"Oggi è sabato e per me è il giorno più bello della settimana perché vado a lezione di chitarra elettrica e preferisco questo a mille cellulari." (M.N.)


"Se uno non possiede uno Smartphone e non si collega a Facebook, può comunicare un amico: basta essere uno di fronte all'altro. Questo è metodo è il migliore perché puoi anche vedere come reagisce la persona a cui ti stai rivolgendo. Meglio un sorriso con gli occhi che con una emoticon." (Y.M.)

"Come gli altri, penso sia meglio incontrarsi di persona, del resto...a cosa servono i giardini pubblici?" (F.G.)

sabato 12 dicembre 2015

SPECIALE PARIGI 13.11.15 - L'odio non serve

Copyright Telegraph.co.uk
Sono un alunno delle Medie e oggi scriverò cosa penso riguardo al 13/11/15, cioè il giorno in cui in Francia sono arrivati i terroristi. Allora, per cominciare io non provo odio per quelle persone, se si possono chiamare così: io provo per loro solamente pena, perché non capiscono che, facendo così, guadagnano solo l’odio di gente che ha perso qualcuno per colpa delle loro azioni. Come dice la mia prof. di Italiano, “Odio alimenta altro odio”: se, infatti, questi terroristi si fanno odiare, ci saranno persone in grado di compiere azioni altrettanto violente e non credo che a loro piaccia che gli facciano ciò che hanno fatto alle vittime di Francia. Al telegiornale ho visto che dicono che non combattono per Allah e, per me, questa cosa è abbastanza ovvio, perché non si può uccidere per qualcosa che vieta di uccidere (non riesco a spiegarlo bene). Ma soprattutto uccidere qualcuno - se si hanno dei sentimenti - ti segna, perché hai tolto la vita ad una persona e, perciò, tutti i momenti tristi e felici di quel “qualcuno” sono sprecati per colpa tua. E i familiari come si sentono? Prova a chiedertelo tu, terrorista qualunque. Come ti sentiresti se qualcuno uccidesse chi  ami più di qualunque altra cosa? R.K. (II E)