venerdì 29 giugno 2018

La spazzatura spaziale

Fonte: Nasa (Creative Commons License)

Una parte della spazzatura spaziale è in orbita attorno alla terra. Gli scienziati ci informano che 20 tonnellate di detriti sono attualmente sulla Luna.
Tutto iniziò nel 1957 quando l'Unione Sovietica dell'epoca lanciò il primo satellite, soprannominato "Sputnik", da quel giorno furono immessi migliaia di satelliti e shuttle per visitare e studiare lo spazio.
Oggi circa 100 milioni di detriti spaziali si muovono sopra le nostre teste .
Alcuni pezzi sono più grandi di un camion, altri più piccoli di una formica. L'equipaggio della NASA è costretto a cambiare i vetri degli oblò molto frequentemente perché la spazzatura spaziale li danneggia.
Pensate che un detrito di 10 centimetri può penetrare in uno shuttle provocando gravi danni, la collisione di questo piccolo detrito contro una navicella spaziale equivale ad un esplosione di 25 candelotti di dinamite.
Purtroppo molti di questi detriti cadono sulla Terra e creano molti danni invece altre volte siamo più fortunati e cadono nel mare.
Una volta attorno alla Terra c'era il vuoto, ora ci sono i manufatti umani che orbitante intorno alla Terra.
La forza di gravità in questo caso non è dalla parte nostra infatti attira verso è i detriti spaziali.
L'11 Luglio 1979, lo Skylab precipitò, i controllori sulla Terra cercavano di fare tante manovre in modo da non far precipitare il satellite sulla Terra  ma non servì a niente difatti il satellite cadde nell'Oceano Indiano, però gran parte dei detriti cadde sul terreno australiano.
Le autorità della città di Esperance mandarono al Dipartimento di Stato degli USA una multa di 400 dollari per "insozzamento del suolo pubblico". Un nuovo lavoro potrebbe essere lo spazzino spaziale. (Spaceboy)

APPUNTI DI VIAGGIO - Firenze, la Capitale del Rinascimento

Panorama (Creative Commons Licenze - Pixabay)

Firenze è una straordinaria città-museo, ricchissima di monumenti, chiese, palazzi storici e opere d’arte.
È la città toscana più famosa nel mondo, infatti passeggiando tra le strade, ho visto centinaia di turisti di ogni nazionalità. Io l’ho visitata in un weekend, e direi che camminando di buon passo e senza troppe pause, è sufficiente.
A livello turistico, Firenze è organizzata molto bene, le guide sono gentili e disponibili. L’unica pecca è stata l’attesa per entrare nei musei, infatti il primo giorno ci siamo diretti in Piazza della Signoria con l’intento  di poter entrare negli Uffizi ma, non avendo prenotato, c’era una fila di circa quattro ore. In questa piazza stupenda c’è Palazzo Vecchio (dove si trova un museo molto elegante, ma oggi è anche sede del Comune) e la maestosa fontana del Nettuno che non ho potuto ammirare molto bene perché in fase di ristrutturazione. In seguito abbiamo proseguito di buon passo verso Palazzo Pitti fino ad arrivare al Giardino di Boboli dove, finalmente, dopo aver passeggiato, ho potuto godere di un po’ di relax.
Ciò che mi ha colpito di più sono state i numerosi e bellissimi luoghi di culto fra cui: il Duomo con la maestosa cupola del Brunelleschi; la cattedrale di Santa Croce dove sono sepolti molti personaggi storici importanti inclusi Michelangelo e Galilei. Infine la chiesa di Santa Maria Novella situata nell’omonima piazza e ricca di di opere meravigliose. La sua facciata, in marmo bianco e verde, mi è piaciuta tantissimo.
Un’altra parte di Firenze da visitare, è il quartiere di San Lorenzo; qui oltre alla Basilica, c’è lo storico mercato a due piani, al piano terra si trovano banchi di frutta, verdura, pesce e carne; al primo piano invece ci sono bar e ristoranti.
I piatti tipici di questa città sono il lampredotto (una specie di trippa), la ribollita e la fiorentina.
Per finire ci siamo recati al Piazzale Michelangelo, che è un punto panoramico con vista incredibile sulla città dove non smettevo più di scattare foto.
Vivere questi due giorni a Firenze è stato come leggere un libro di storia.
Consiglio a tutti di visitare questa splendida città e vorrei proporla anche come gita scolastica. (Marshmellow)

Cosa vedere in un weekend: un breve servizio di MarcoPolo


STORIE DI SPORT - Sono un ragazzo fortunato

Pixaby (Creative Commons License)

Ero a casa di mia nonna quando iniziai a camminare e a prendere a calci un pallone.
Finito di mangiare, mia mamma provò a farmi camminare, insomma ci provava ma senza successo perché ero una testa dura, perciò fece fare tutto a me, da solo, senza aiuti. Mi avvicinai a mia nonna gattonando per dirle una cosa ma quando vidi quel pallone in corridoio tutto colorato non resistetti alla tentazione di prenderlo a calci, mi alzai e incominciai a corrergli  dietro. Da lì capì quale fosse la mia passione: il calcio.  La mia prima partita l'ho disputata a 5 anni nel campo della Rivarolese: il Torbella.
Fu proprio su quel campo che conobbi tanti buoni amici che da quella partita mi aiutarono, incitarono ma soprattutto mi sostennero nei momenti più difficili. Successe proprio l'anno dopo il fatto più grave: ero in prima elementare, uscii da scuola e appena svoltai l'angolo di casa di mia nonna spuntò un anziano in retromarcia e mi  prese in pieno la gamba destra. Subito dopo provai ad appoggiare il piede, ma questo continuava a cedere, come si ci fosse un buco nell'asfalto.
Visto che mio padre era passato dall'altra parte della strada, fu l'anziano a portarmi in braccio a casa. Appena entrato in casa, mio padre, mia nonna e mio nonno, alla vista della gamba che sembrava una curva della strada, mi portarono subito in ospedale. Dopo tutta la discussione su cosa fosse successo, mi misero i chiodi proprio sotto il ginocchio. Sono stato fortunato perché ebbi degli amici che ogni giorno in ospedale mi portavano dei regali, bigliettini e, come se non bastasse, anche degli striscioni. Ripresi a giocare a calcio l'anno successivo con più fame, voglia e grinta di recuperare l'anno che avevo perso per colpa dell'incidente. Due anni dopo l'incidente, è iniziata la mia avventura con la Virtus Entella, un club professionistico la cui prima squadra è al momento in serie C.  Offre volontariamente di un servizio di un pullman privato della società, tanto che i miei genitori  mi accompagnano fino a Sampierdarena e poi il pullman mi porta a Chiavari. Quando non ho tempo di studiare a casa, studio in pullman, con un po' più di difficoltà rispetto a casa però riesco lo stesso ad organizzarmi. Mi alleno tre volte alla settimana: Martedì,Mercoledì e Venerdì, più Sabato che c'è il campionato e Domenica, quando andiamo sempre in trasferta  per tutta l'Italia e ultimamente siamo stati a Roma a svolgere un torneo ed è stata una bellissima esperienza. L'abbigliamento lo offre la società. Dal mio primo allenamento con l'Entella, avevo già capito che si trattava di quasi un altro sport, il ritmo di gioco era più alto, i passaggi molto più rapidi e nella doccia non ci si può stare più di 5 minuti. Appena tornavo a casa mi sentivo stanchissimo, non riuscivo a mangiare e volevo andare subito a dormire, ma poi, piano piano, mi ci sono abituato quindi tornavo a casa meno stanco. Mi si è aperto proprio un mondo diverso: quando ero alla Rivarolese pensavo che avrei potuto giocare solo nelle squadre di bassa categoria, ma ora è cambiato tutto e, se continuo a credere nei miei sogni, potrò diventare un calciatore professionista. Spero di continuare per la mia strada e non mollare mai. (giovane calciatore)