venerdì 29 giugno 2018

STORIE DI SPORT - Sono un ragazzo fortunato

Pixaby (Creative Commons License)

Ero a casa di mia nonna quando iniziai a camminare e a prendere a calci un pallone.
Finito di mangiare, mia mamma provò a farmi camminare, insomma ci provava ma senza successo perché ero una testa dura, perciò fece fare tutto a me, da solo, senza aiuti. Mi avvicinai a mia nonna gattonando per dirle una cosa ma quando vidi quel pallone in corridoio tutto colorato non resistetti alla tentazione di prenderlo a calci, mi alzai e incominciai a corrergli  dietro. Da lì capì quale fosse la mia passione: il calcio.  La mia prima partita l'ho disputata a 5 anni nel campo della Rivarolese: il Torbella.
Fu proprio su quel campo che conobbi tanti buoni amici che da quella partita mi aiutarono, incitarono ma soprattutto mi sostennero nei momenti più difficili. Successe proprio l'anno dopo il fatto più grave: ero in prima elementare, uscii da scuola e appena svoltai l'angolo di casa di mia nonna spuntò un anziano in retromarcia e mi  prese in pieno la gamba destra. Subito dopo provai ad appoggiare il piede, ma questo continuava a cedere, come si ci fosse un buco nell'asfalto.
Visto che mio padre era passato dall'altra parte della strada, fu l'anziano a portarmi in braccio a casa. Appena entrato in casa, mio padre, mia nonna e mio nonno, alla vista della gamba che sembrava una curva della strada, mi portarono subito in ospedale. Dopo tutta la discussione su cosa fosse successo, mi misero i chiodi proprio sotto il ginocchio. Sono stato fortunato perché ebbi degli amici che ogni giorno in ospedale mi portavano dei regali, bigliettini e, come se non bastasse, anche degli striscioni. Ripresi a giocare a calcio l'anno successivo con più fame, voglia e grinta di recuperare l'anno che avevo perso per colpa dell'incidente. Due anni dopo l'incidente, è iniziata la mia avventura con la Virtus Entella, un club professionistico la cui prima squadra è al momento in serie C.  Offre volontariamente di un servizio di un pullman privato della società, tanto che i miei genitori  mi accompagnano fino a Sampierdarena e poi il pullman mi porta a Chiavari. Quando non ho tempo di studiare a casa, studio in pullman, con un po' più di difficoltà rispetto a casa però riesco lo stesso ad organizzarmi. Mi alleno tre volte alla settimana: Martedì,Mercoledì e Venerdì, più Sabato che c'è il campionato e Domenica, quando andiamo sempre in trasferta  per tutta l'Italia e ultimamente siamo stati a Roma a svolgere un torneo ed è stata una bellissima esperienza. L'abbigliamento lo offre la società. Dal mio primo allenamento con l'Entella, avevo già capito che si trattava di quasi un altro sport, il ritmo di gioco era più alto, i passaggi molto più rapidi e nella doccia non ci si può stare più di 5 minuti. Appena tornavo a casa mi sentivo stanchissimo, non riuscivo a mangiare e volevo andare subito a dormire, ma poi, piano piano, mi ci sono abituato quindi tornavo a casa meno stanco. Mi si è aperto proprio un mondo diverso: quando ero alla Rivarolese pensavo che avrei potuto giocare solo nelle squadre di bassa categoria, ma ora è cambiato tutto e, se continuo a credere nei miei sogni, potrò diventare un calciatore professionista. Spero di continuare per la mia strada e non mollare mai. (giovane calciatore)

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