Oggi si festeggia il Thanksgiving Day; una festa di origine cristiana, che negli Stati Uniti viene celebrata il quarto giovedì di novembre, come segno di gratitudine per la fine della stagione del raccolto.
La tradizione vuole che nell’anno 1621 il governatore della colonia fondata dai Padri Pellegrini a Plymouth (Massachusetts) ordinò un giorno di festa affinché tutta la comunità si radunasse per ringraziare Dio del raccolto e di tutti i doni concessi.
La storia ci riporta al viaggio della nave Mayflower con la quale i Padri Pellegrini, perseguitati in patria, lasciarono l'Inghilterra per dirigersi in America del Nord.
Dopo un duro viaggio attraverso l'Oceano Atlantico arrivarono quando ormai l'inverno era alle porte, trovandosi di fronte ad un territorio selvatico e inospitale, abitato da nativi americani.
I Pellegrini avevano con sé alcuni semi di vari prodotti che coltivavano in patria, ma, nonostante la semina, vuoi per la natura del terreno, vuoi per il clima, non produssero i frutti necessari al sostentamento della popolazione. Quasi la metà di loro non sopravvisse al rigido inverno. Per fortuna dei Padri Pellegrini, coloro che venivano considerati i “selvaggi” (nativi americani) dimostrarono una civiltà che i loro “invasori” in futuro non ricambiarono: indicarono ai nuovi arrivati quali prodotti coltivare (granoturco) e quali animali allevare (tacchini).
Dopo il duro lavoro degli inizi, il raccolto fu prospero ed i Pellegrini indissero un giorno di ringraziamento a Dio per l'abbondanza ricevuta. La tradizione vuole che i coloni invitarono alla festa anche gli indigeni, ai quali dovevano molto.
Nel menù di quel primo Ringraziamento americano ci furono pietanze che divennero tradizione per le feste - in particolare il tacchino e la zucca - insieme ad altre carni bianche, carne di cervo, ostriche, molluschi, pesci, torte di cereali, frutta secca e noccioline. Si ipotizza che proprio i nativi americani portarono al banchetto le numerose carni che, grazie all’abbondante riserva di proteine, aiutarono i coloni a sostenere il rigido inverno.
In America questa festa è ancora molto sentita. Solitamente ci si riunisce, offrendo anche ai vicini di casa qualcosa da mangiare, una torta, dei dolci, e altro. Il Presidente degli Stati Uniti trascorre questo giorno con i soldati. È buona abitudine anche invitare i “meno fortunati” offrendo loro un abbondante pasto.
Tutto ciò è molto bello, ma mi chiedo come sia possibile ricordarsi solamente in un determinato giorno dell’anno di chi vive in ristrettezze la sua quotidianità. Sarebbe molto più bello (ripetizione voluta) avere una coscienza sociale che ti sproni a condividere ciò che spesso hai in abbondanza ed eccedenza con gli altri.
Altra riflessione la merita la condizione dei Nativi Americani. Dopo quel primo giorno, e forse proprio per arricchire il loro banchetto, mai nessuno ha tradizionalmente invitato un appartenente a questa etnia alla propria mensa. Anzi, le tribù che hanno osato combattere per mantenere qualche diritto sono state sterminate (Sioux, Cheyenne, Comanche, Cherokee, Apache, Creek ad esempio); le poche sopravvissute, spesso perché dedite all’agricoltura e più pacifiche, sono state deportate nelle riserve quasi sempre situate in posti impervi ed inospitali. Esempi per tutti quello della tribù dei Seminole-Mikasuki segregati nelle grandi paludi delle Heverglades in Florida, o i Navajo rinchiusi nel deserto della Monument Valley.
Quando sono stato in Florida, alla mia richiesta di visitare una riserva dei Nativi Americani ho ricevuto innumerevoli informazioni errate sul luogo dove recarmi, come se non fossero degni d’importanza quei popoli che tanto hanno sofferto a causa dell’arrivo dell’”uomo bianco”. La visita alla riserva dei Mikasuki è stata invece tra le più emozionanti e culturalmente arricchenti. Ho potuto parlare con un capo tribù, Ala Rossa, che mi ha portato con un overcraft a visitare i luoghi dove vivono, le loro antiche capanne ed accampamenti , ora sostituiti con piccole case o roulottes, mi ha raccontato delle loro tradizioni e mi ha anche fatto dare da mangiare ad un alligatore, animale che loro non conoscevano ma che hanno imparato ad “ammaestrare” ed a utilizzare come attrazione turistica per poter sopravvivere economicamente.
Per tutto ciò proprio in questo giorno vorrei ricordarli e la mia preghiera sarebbe: “Grazie a Dio, voi eravate presenti ed avete aiutato i Padri Pellegrini” (G.D., 2aM)
giovedì 28 novembre 2013
giovedì 21 novembre 2013
SPECIALE SARDEGNA: Un'evitabile catastrofe
Novembre: “il mese dei morti” non solo per la ricorrenza cattolica dei defunti ,ma per il tributo di vite umane richiesto dalle recenti catastrofi metereologiche. Un ciclone devastante si è abbattuto sulla Sardegna orientale seminando morte e distruzione il bilancio, ancora provvisorio, è di 16 morti, un disperso e 1700 sfollati. Il Governo ha dichiarato lo Stato di Emergenza.
Sono Olbia e Nuoro le province più colpite.
Ma è solo colpa del cambiamento climatico? Riflettiamoci .
Il clima sta cambiando, è vero, ma anche l’uomo fa la sua parte.
È possibile che ogni volta che cada un po’ più di pioggia i fiumi esondino provocando delle vittime??? Queste catastrofi continuano a ripetersi, ma se provassimo tutti ad “aprire gli occhi” e costruire meno in collina e sugli argini dei fiumi, probabilmente si potrebbe vivere più sereni, senza il terrore della pioggia. Penso che lo Stato debba attuare leggi più ferree sulla costruzione. ridurre l’edilizia nei pressi dei fiumi e sulle colline.
Non è più accettabile vittime causate da evitabili catastrofi. (M.S., 3aM)
[mappa tratta da Cronaca e Attualità]
[mappa tratta da Cronaca e Attualità]
martedì 19 novembre 2013
SPECIALE TRAGEDIA LAMPEDUSA. Lettera a Karim
Genova, 08/10/13
Caro Karim,
è già passato quasi un anno dall' ultima volta che ci siamo salutati; volevo sapere come stai e se ti trovi di nuovo bene in Somalia.
Con tutte le cose che si sentono in giro, mi sono preoccupata ancora di più di quanto non fossi già, quindi mi rassicurerebbe una tua lettera.
Un fatto scioccante è quello di Lampedusa, l'isola dove sbarcasti insieme a tua mamma. Un paio di giorni fa un barcone con quasi cinquecento migranti stava per arrivare alla costa quando, dopo non esser stati soccorsi da alcuni pescherecci maltesi, l'imbarcazione ha preso fuoco. Una tragica storia, che mi ha fatto preoccupare, come già ti avevo detto prima. Il solo pensiero delle vite che scappano dall'ombra per cercare luce, ma trovano solo dolore e sofferenza, mi strazia e ancor di più mi fa star male il pensiero che io non possa farci nulla. Molti pensano di emigrare e trovare un lavoro, un posto adatto dove vivere e felicità, ma la realtà, spesso, delude: le famiglie divise, il lavoro mancante, i pregiudizi e la difficoltà nell'ambientarsi in un nuovo paese, con una nuova lingua danno un senso di vuoto, frustrazione e infelicità.
Com'è la situazione lì, in Somalia? Spero riceverai questa lettera, perché ci tengo che tu sappia che non sono insensibile agli eventi scioccanti che succedono nel mondo, anzi mi rincresce il fatto che esistono. Come ben sai, l'unico che può risolvere questo ed altri problemi è Dio, che ci ascolta e vede le nostre sofferenze. E' strano pensare che tu te ne sia andato dall'Italia per ritornare nel tuo paese d'origine, visto che la maggioranza fa l'opposto.
Tornerai in Italia? Oppure rimarrai lì? Questa è una decisione personale e lo sai che voglio il meglio per te la tua famiglia, quindi l'unica cosa che posso dirti è di leggere questa rivista che ti allego, che può esserti molto utile nella scelta.
Ancora ripenso alla prima volta che ci siamo visti: chi avrebbe pensato che sarebbe nata una così bella amicizia? Sappi che, qualsiasi cosa accada, io sarò sempre tua amica e che la lontananza non distrugge i legami d'amicizia.
Baci ANNA
Caro Karim,
è già passato quasi un anno dall' ultima volta che ci siamo salutati; volevo sapere come stai e se ti trovi di nuovo bene in Somalia.
Con tutte le cose che si sentono in giro, mi sono preoccupata ancora di più di quanto non fossi già, quindi mi rassicurerebbe una tua lettera.
Un fatto scioccante è quello di Lampedusa, l'isola dove sbarcasti insieme a tua mamma. Un paio di giorni fa un barcone con quasi cinquecento migranti stava per arrivare alla costa quando, dopo non esser stati soccorsi da alcuni pescherecci maltesi, l'imbarcazione ha preso fuoco. Una tragica storia, che mi ha fatto preoccupare, come già ti avevo detto prima. Il solo pensiero delle vite che scappano dall'ombra per cercare luce, ma trovano solo dolore e sofferenza, mi strazia e ancor di più mi fa star male il pensiero che io non possa farci nulla. Molti pensano di emigrare e trovare un lavoro, un posto adatto dove vivere e felicità, ma la realtà, spesso, delude: le famiglie divise, il lavoro mancante, i pregiudizi e la difficoltà nell'ambientarsi in un nuovo paese, con una nuova lingua danno un senso di vuoto, frustrazione e infelicità.
Com'è la situazione lì, in Somalia? Spero riceverai questa lettera, perché ci tengo che tu sappia che non sono insensibile agli eventi scioccanti che succedono nel mondo, anzi mi rincresce il fatto che esistono. Come ben sai, l'unico che può risolvere questo ed altri problemi è Dio, che ci ascolta e vede le nostre sofferenze. E' strano pensare che tu te ne sia andato dall'Italia per ritornare nel tuo paese d'origine, visto che la maggioranza fa l'opposto.
Tornerai in Italia? Oppure rimarrai lì? Questa è una decisione personale e lo sai che voglio il meglio per te la tua famiglia, quindi l'unica cosa che posso dirti è di leggere questa rivista che ti allego, che può esserti molto utile nella scelta.
Ancora ripenso alla prima volta che ci siamo visti: chi avrebbe pensato che sarebbe nata una così bella amicizia? Sappi che, qualsiasi cosa accada, io sarò sempre tua amica e che la lontananza non distrugge i legami d'amicizia.
Baci ANNA
AMICI ANIMALI. Adotta un cane
Una nuova rubrica, dedicata agli animali. Il primo articolo è di V.A. della 3aM.
Al
canile ci sono molti cani in cerca di una casa e di una famiglia, ma ognuno di loro ha diversi caratteri e spesso rimangono al canile per anni. Ho una grande passione per i cani, infatti quando vado al canile
molte volte mi viene voglia di portarmeli a
casa tutti. Questa passione me l'hanno un po’ passata
anche i miei genitori. Mia madre e mio padre già da fidanzati avevano l’abitudine
di andare al canile: loro facevano parte del gruppo di volontariato e portavano
quasi sempre a passeggio cani "difficili" e
che, quindi, quasi mai nessuno portava a
spasso.
Sono
molto fiera dei miei genitori e un giorno spero di diventare anche io una volontaria del canile.
Al
canile possiamo trovare diversi tipi di cani, di varia taglia
(piccola, media e grande), di razza o meticci, ma ognuno di loro ha un carattere diverso e ha avuto un passato indimenticabile. Io
ho deciso di adottare a distanza un cane,visto
che non me la sento ancora di portarne uno a casa.
Ormai
è passato più di un anno da quando ho adottato diversi cani. Il primo cane era una femmina con gravi problemi: doveva essere operata ad un occhio, provavo molta pena a
guardarla. Si chiamava Dresda e le volevo assai bene.
Un
altro cagnolino
si chiamava Quark: è bellissimo ma assai diffidente.
C’è stato un periodo in cui ci veniva sempre
incontro e eravamo sul punto di portarcelo a casa
ma poi non siamo riusciti…
Sono
stata contentissima di avere adottato a distanza anche
Beethoven che assomiglia ad un San Bernardo ed è di taglia davvero grande. Bellissimo e molto dolce, si mostra però assai
diffidente con chi non conosce.
L’ultimo
cane che ho adottato è stato Lucky, un meticcio di taglia grande, che si è affezionato molto a me ma è molto
spaventato da ciò che lo circonda. È davvero
tenero ma è stato purtroppo riportato varie volte al canile perché tende a morsicare bambini e adulti.
Le
adozioni a distanza possono durare dai tre mesi a un anno: io scelgo spesso la formula dei sei mesi. Esistono molti canili a
Genova ma io vi consiglio il canile municipale di Genova che si trova sul Monte Gazzo presso la delegazione di Sestri Ponente.
Invito colui/colei che sta leggendo di adottare
una bestiola al canile, perché oltre ad
aiutare gli animali, aiutiamo anche noi stessi, migliorando il rapporto tra uomo e animale. (V.A., 3aM)
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