Foto tratta dalla pagina Facebook del gruppo Quelli del Ponte Morandi |
Della
tragedia del Ponte Morandi se ne è già discusso in molti modi (giornali, tv,
radio, Internet...) e se ne parlerà ancora chissà per quanti anni. Sono
consapevole della tragedia che ha colpito le vittime, i loro familiari e amici,
gli sfollati e il commercio. Vorrei anche provare ad illustrare come sia
cambiata la vita per i cittadini che non sono stati colpiti direttamente da
questo fatto.
Tutti
coloro che dalla Valpolcevera si spostano verso il centro hanno dovuto cambiare
le proprie abitudini. Infatti per un certo periodo per spostarsi si doveva usare
solo la metropolitana, essendo chiuse tutte le strade e la ferrovia. Le persone,
pertanto, erano costrette a uscire di casa molto prima rispetto al solito
perché c’era molta folla che utilizzava la metropolitana e si formava una vera
e propria coda di persone.
Oggi
sono state riaperte due strade (corso Perrone e Via 30 Giugno) che passano
sotto i resti del ponte ma, invece di aiutare la viabilità, continuano a
formarsi ulteriori ingorghi.
La
mia vita è cambiata da quel giorno. Ho provato dolore per le vittime e ho
compreso che sarei potuto essere anche io una di loro, perché spesso passavo
sul ponte o sotto di esso.
Ho
la sensazione che la città si sia divisa a metà. Per me, che abito al di là del
ponte, mi sembra di non essere più cittadino genovese. Il centro di Genova mi sembra
sia diventato un posto quasi irraggiungibile perché, a causa della difficoltà
che abbiamo negli spostamenti, spesso non si riesce ad arrivare alla nostra
meta nei tempi che avevamo programmato.
Parlando
con persone che abitano in altri quartieri di Genova mi sono reso conto che
loro non hanno idea delle difficoltà che stiamo subendo e della catastrofe che
è stata.
So
che i nostri disagi sono passeggeri mentre per molti la vita è cambiata per
sempre.
(Lego)
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