Quella del 14 agosto 2018
sarà una data che tutti ricorderemo per sempre con tristezza e rabbia.
Ciò che è accaduto ha
lasciato delle ferite che si rimargineranno difficilmente e a fatica.
Erano le ore 12 circa,
quando a Genova è crollato il ponte Morandi, il viadotto sul torrente Polcevera
che serve l’autostrada A10. Il viadotto è alto quasi 50 metri e cedendo ha
portato con sé decine di automobili e mezzi che lo percorrevano. Le vittime accertate
di questa tragedia sono 43, e, purtroppo, ci sono anche dei bambini.
Tantissime auto sono
rimaste schiacciate e incastrate dai detriti del ponte crollato e alcuni mezzi
pesanti come camion sono finiti nel torrente.
Le immagini che abbiamo
visto tutti sono apocalittiche e non le potremo mai dimenticare. Genova è sotto
shock.
Rientrando dopo le
vacanze estive, ho avuto la sensazione di una città a lutto e vedere il ponte tranciato in due, le
macerie, la presenza di vigili ovunque e la disperazione della gente, mi ha
fatto pensare ai postumi di un terremoto.
Questa è una tragedia
mondiale, ne hanno parlato in tutto il mondo e fortunatamente c’è stata
tantissima solidarietà e aiuti da parte di volontari anche di altre regioni.
Ho pensato che se fosse
successo in un altro periodo dell’anno e non sotto un nubifragio, sarebbe stato
molto peggio perché ci sarebbero state molte più persone in movimento, quindi
molte più vittime.
Questa tragedia ha
toccato veramente tutti perché chiunque di noi poteva trovarsi su quel ponte o
sotto. Questo pensiero fa rabbia ai genovesi. Mio papà, per esempio, lo
attraversava tutti i giorni per lavoro e anche quella settimana ci era passato
qualche giorno prima alla stessa ora.
Sembra impossibile che
nel 2018 possano succedere tragedie del genere, spero che vengano accertate le
responsabilità.
Adesso la città deve
essere unita e ognuno dovrebbe contribuire (come può) ad essere solidale.
Sono sicura che Genova ce
la farà e tornerà ad essere la bellissima città che viene chiamata “Signora del
mare”.
Marshmallow
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