domenica 8 gennaio 2017

Un diario di oltre un secolo fa...

L.Z. (3aM) ha inventato una pagina di diario scritta da un operaio nel 1890, dopo una dura giornata di lavoro. Inutile aggiungere che non mancano spunti di riflessione anche per il presente.

Londra 15/04/1890

Caro diario, anche oggi è stata una giornata di routine, faticosa e molto stressante.
Stamattina, quando mi sono svegliato, il tempo era orribile, diluviava, nelle strade c'era un traffico intenso, sui marciapiedi non c'era nessuno. Mi sono vestito e sono uscito con l'ombrello per incamminarmi verso la fabbrica di automobili a Londra.
Nei giorni di pioggia odio andare a lavorare, le strade sono piene di pozzanghere e le scarpe che indosso sono tutte bucate. Arrivo in fabbrica, saluto il mio superiore e vado in quegli sporchissimi spogliatoi. Nessuno li pulisce, l'altra volta ho visto un ragno sul mio armadietto.
Ad un certo punto mi raggiunge Thomas, il mio collega, ci vestiamo ed entriamo in fabbrica. Il mio compito è di separare le lamiere "fatte bene" da quelle "fatte male". Ho certi tempi da rispettare. Dopo 4 ore di intenso lavoro, arriva finalmente la tanto attesa pausa pranzo; non abbiamo molto tempo, circa 10 minuti per mangiare. Oggi avevo un panino con un po' di prosciutto e insalata  che ho comprato il giorno prima al mercato. Per me è un tesoro: costa tantissimo e non sempre me lo posso permettere, certe volte non ho neanche i soldi per comprare l'acqua.
Passano 10 minuti e si riparte per altre 8 ore di intenso lavoro ripetendo le stesse azioni centinaia di volte.
Finisco il turno alle 20, mi cambio, saluto tutti i miei colleghi e torno a casa. Per fortuna non pioveva, il tempo era bellissimo, non c'erano nuvole, il tramonto era stupendo.
Tornato a casa esausto, mi metto sul letto e inizio a scrivere.
Nono capisco perché noi operai dobbiamo essere sfruttati; insomma, siamo tutti uguali, forse siamo più importanti anche dei manager, perché siamo noi che ci svegliamo al mattino presto, siamo noi che andiamo in fabbrica e lavoriamo e siamo noi quelli che fanno le "macchine”. Siamo sfruttati, oggi sono stato rimproverato dal manager perché non mi ho visto una lamiera deformata, una deformazione minima, mi ha tenuto nel suo ufficio per ben 2 ore! Avrei voluto... eh... lasciamo perdere. Mi ha minacciato di licenziarmi, in quel momento me ne sarei voluto andare via, ma ho mantenuto la pazienza.
Quanto desidero vedere i miei capi lavorare con me: io fatico mentre loro stanno al caldo, fanno qualche sorriso, dicono bugie per convincerci a lavorare. Noi veniamo pagati poco e niente e loro invece sono ricchi.

Spero che un giorno non ci sarà più lo sfruttamento, perché siamo noi operai che meritiamo di essere pagati molto.
[L.Z., 3aM]

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