sabato 9 febbraio 2013

PROFESSIONE REPORTER: Intervista ad Anne Frank

Una nuova rubrica che inauguriamo con un'intervista immaginaria a cura di uno studente di 1aM.


Perché hai scritto il tuo diario?
Ho iniziato a scrivere il mio diario per raccontare quello che ho vissuto per due anni nel rifugio segreto fino a quando i nazisti ci hanno scoperti e ci hanno portato nei campi di concentramento.

Si. Ma cos’è per te il tuo diario?
Durante il periodo in cui sono stata rinchiusa nel rifugio, nonostante fossi circondata da altre persone, mi sentivo sola e avevo bisogno di rapportarmi con qualcuno, così quando ricevetti per il compleanno un quaderno, cominciai a scrivere tutto quello che avrei voluto raccontare alla mia migliore amica,  proprio per questo motivo ho chiamato il mio diario Kitty.

Hai detto che ti sentivi sola nonostante la presenza di altre persone. Com’è stato condividere il rifugio con estranei?
Mi sentivo a disagio: non è semplice la convivenza con altre persone che non sono la tua famiglia e eravamo tutti in uno stato di tensione sempre con la paura di essere scoperti ma soprattutto con la paura di morire.

Perché vi siete dovuti nascondere in quel rifugio?
Perché Hitler con le sue leggi razziali voleva sterminare tutte le persone di origini ebraica (come la mia famiglia) e ci fece distinguere facendoci cucire la stella di Davide sul petto. A quel punto diventammo dei perseguitati e scappammo ad Amsterdam.

Ma allora come era la tua vita prima  che venissero emanate queste leggi?
La mia vita era felice e piena di sogni, il mio sogno più grande era diventare scrittrice.

Secondo te sarebbe stato diverso vivere ai giorni nostri?
Forse sì perché c’è molta più tolleranza razziale anche se esistono ancora oggi guerre in nome di un Dio ma Dio non vorrebbe tutto questo.

Grazie Anna del tempo che mi hai dedicato!
(S.S., 1aM)

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